Perché ogni anno si celebra la giornata della donna? Come è cambiata la condizione della donna negli anni? Qual è la situazione della donna oggi?
A questi ed altri gli interragativi abbiamo cercato di rispondere…nella ricorrenza della Giornata Internazionale della Donna
Quali sono le origini della festa della donna?
La «giornata internazionale della donna» o «festa della donna» è stata fissata per ricordare le conquiste economiche, politiche e sociali delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze che subiscono ancora in molte parti del mondo.
Sono state 129 le operaie di una filanda a New York a perdere la vita in un incendio l’8 marzo 1908, donne che difendevano il loro diritto al lavoro, per la tutela ed il rispetto della loro dignità di persone e di lavoratrici. Decine di migliaia di operaie protestarono con una marcia per ottenere lavoro e paga più dignitosi, per il diritto di voto e l’abolizione del lavoro minorile. Lo slogan era «Bread and Roses»: pane per simboleggiare la sicurezza economica e rose ad indicare una qualità di vita migliore.
Negli Usa la prima giornata della donna fu voluta dal partito socialista per il diritto di voto la domenica del 28 febbraio 1909.
Dal 1977 ci fu la decisione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che riconobbe «gli sforzi della donna in favore della pace e la necessità della loro piena e paritaria partecipazione alla vita civile e sociale».
Fu chiamata la “Giornata Internazionale” dai Movimenti di Ispirazione Popolare, in seguito denominata “Giornata della Donna”, occasioni per far conoscere all’opinione pubblica ed alle Istituzioni i problemi della donna con una importanza mondiale.
Perché il simbolo della giornata è la mimosa?
L’idea di abbinare alla festa della donna un fiore è solo italiana e fu di Rita Montagnana e Teresa Mattei, due attiviste dell’Udi (Unione donne italiane) nel 1946: la mimosa fu scelta perché fiorisce nei primi giorni di marzo e non costa tanto, per cui è accessibile a molti.
Qual è la situazione della donna oggi?
Sicuramente non proprio rosea, dati raccolti dall’Unicef e dal Censis mettono in evidenza che:
- le donne non sempre hanno pari voce nelle decisioni familiari fondamentali;
- la pensione delle donne resta mediamente più bassa del 30,5% rispetto a quella degli uomini;
- in televisione e nella pubblicità le donne sono ancora oggi in prevalenza raffigurate come oggetti sessuali o brave mamme di famiglia. Il corpo delle donne, nudo o seminudo, viene utilizzato per vendere qualsiasi tipo di prodotto con immagini che calpestano ed umiliano la dignità della donna;
- in Parlamento soltanto il 20% dei deputati e dei senatori è donna, registrando una delle percentuali più basse in Europa e nel mondo e configurando una “carenza di democrazia”.
Sui temi del lavoro e dell’istruzione, la situazione appare discriminatoria anche per le donne italiane. All’Università si iscrivono donne in prevalenza, ottengono i voti migliori, si laureano in minor tempo, tuttavia continuano ad affrontare enormi difficoltà di accesso al mondo del lavoro universitario e i tagli della riforma Gelmini saranno un ulteriore ostacolo. Anche la “fuga dei cervelli” si tinge prevalentemente di rosa: è ancora diffuso lo stereotipo e l’idea ingiusta che non valga la pena investire nella formazione e attribuire fondi per la ricerca a chi poi un giorno diventerà madre e dovrà occuparsi anche del lavoro di cura togliendo tempo alla ricerca.
Le cause della difficoltà per le donne ad inserirsi e mantenere il lavoro sono molteplici. Spesso sono la maternità oppure l’accudimento di membri della famiglia disabili, malati permanenti o molto anziani. Per esempio, in Italia oltre un quarto delle donne occupate abbandona il lavoro dopo la maternità: solo nel 2010 per questo motivo 800 mila donne sono uscite dal mercato del lavoro. Una delle cause è la difficoltà di passare in azienda da un lavoro full time ad uno part time. Infine c’è il problema delle “dimissioni in bianco”, una pratica usata dai datori di lavoro per licenziare le lavoratrici in maternità.
Un altro rapporto interessante è il Global Gender Gap 2014, rapporto stilato dagli esperti del World Economic Forum di Ginevra.
Nel rapporto sono stati analizzati quattro settori fondamentali: economia, politica, istruzione e salute per cercare di capire se i Paesi stanno distribuendo le proprie risorse e opportunità equamente tra uomini e donne. «Sulla base di questa traiettoria, se tutto il resto rimarrà invariato, ci vorranno esattamente ottantuno anni perché il mondo colmi completamente la distanza tra uomini e donne» si legge nella nota del World Economic Forum.
Qualche giorno fa e precisamente il 5 marzo 2015 per le strade di Kabul, capitale dell’Afghanistan, circa una ventina di uomini hanno passeggiato indossando il burqa. Hanno dichiarato di far parte di un gruppo che si chiama Afghan peace volunteers, volontari afgani per la pace, e di aver scelto di manifestare per esprimere – in occasione della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo – la loro solidarietà alle donne che in Afghanistan godono, ancora oggi, di pochi diritti.
Come riconoscerci il nostro valore?
La nostra strada appare ancora in salita, tuttavia possiamo lavorare sul riconoscimento del nostro valore. Si identifica con la parola empowerment la capacità di tirare fuori da se stessi quelle energie, quei comportamenti, quei processi mentali, quelle soluzioni che aiutano a influire positivamente sulla propria vita.
Non è solo una ‘sensazione di forza interiore’ è anche un aumento della propria operatività quotidiana con una maggiore efficacia ed efficienza verso i propri obiettivi di vita e di lavoro.
Il processo di empowerment riferito alle donne si rappresenta come un processo di acquisizione dell’assertività, partendo dal riconoscimento di possedere determinate conoscenze, abilità, competenze e di poterle valorizzare. La conseguenza di questo processo è il riconoscimento di sé stesse come persone consapevoli, l’acquisizione di un ruolo attivo nella società e interattivo con gli altri, fino a poter accedere e permanere nei luoghi della decisione riferiti ai diversi ambiti del convivere sociale: quello istituzionale, quello politico, quello economico, quello scientifico.
Sicuramente in questo contesto complesso l’impiego dei Fondi strutturali può contribuire in misura efficace allo sviluppo dell’empowerment femminile. In modo particolare può farlo il Fondo sociale europeo (FSE), deputato alla valorizzazione delle risorse umane e allo sviluppo di un sistema fondato sia sullo sviluppo economico che sulla coesione sociale.
Diverse sono le esperienze cofinanziate dal FSE (Fondo Sociale Europeo) in particolare di seguito due esempi:
- “Extra UE Immigrants – Women@Work”, previsto all’interno del Programma Operativo della Provincia Autonoma di Bolzano e rivolto a favorire le opportunità professionali delle donne immigrate;
- EQUAL in realizzazione nella Regione Basilicata dal titolo “SVI.PO. – Sviluppo Pari Opportunità”, per rendere consapevoli le donne delle loro competenze e incoraggiarle a far emergere le loro potenzialità.
Sicuramente attraverso interventi di formazione, orientamento e consulenza psicologica si possono promuovere l’acquisizione di consapevolezza delle proprie potenzialità ed il rafforzamento dell’identità personale, in particolare in una società complessa come la nostra nella quale si modificano i rapporti ai diversi livelli del convivere sociale, da quello privato e familiare, a quello lavorativo, a quello culturale, a quello della partecipazione alla vita pubblica. La formazione esperienziale gioca sicuramente un ruolo rivelante, in particolare quando è mirata ai bisogni delle donne e contestualizzata rispetto agli andamenti del mercato del lavoro nonché finalizzata alla promozione della risorsa femminile a tutti i livelli sociali.
Scarica il nostro articolo, troverai una poesia in regalo!
Articolo_Non-solo-l8-marzo.pdf (119 download)
Collegati tramite facebook
News sul benessere
- Sindrome di Rett, al via la campagna per le 'bimbe dagli occhi belli'Un Campus per potenziare le loro abilità
- Sindrome di Rett, al via campagna per 'bimbe dagli occhi belli'Un Campus per potenziare le loro abilità
- Ecdc-Oms, la Tbc cresce nei minori e in Italia è boom di casi under-15Nel 2023, ma stabili contagi e morti. Kluge, 'progressi fragili'
- Pediatri, coperture virus sinciziale diverse e disparità regioni'Basta difformità, lavorare ad una strategia comune'
- In Roncadin beneficenza diventa condivisione col personaleLavoratrici e lavoratori scelgono le associazioni da sostenere
Rimani InContatto!
Vuoi essere aggiornato sulle nostre iniziative? Iscriviti alla nostra newsletter.
Commenti recenti